Continua a essere accidentato e rallentato il percorso – già ben più lungo del previsto – per il restauro di Villa Olmo e la realizzazione del nuovo orto botanico.
L’ultimo inciampo del Comune di Como, tenendo presente che i lavori sarebbero dovuti iniziare a marzo, riguarda un aspetto collaterale ma significativo.
Tra le tante figure professionali che dovranno seguire gli interventi, Palazzo Cernezzi ha previsto anche quella del direttore operativo delle opere a verde”. Si tratta di un assistente del direttore lavori che avrà in particolare il ruolo di controllare la posa e l’idoneità delle essenze, dei fiori e delle piante per l’orto botanico.
Il punto, però, è che dal bando pubblico l’8 novembre scorso per raccogliere le manifestazioni di interesse dei tecnici del settore, erano stati esclusi gli iscritti all’Albo degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati.
Ne sono nate proteste e segnalazioni arrivate fino al ministero della Giustizia, dove peraltro ha sede proprio il Collegio nazionale della categoria. Da Roma, dunque, destinazione Comune di Como, è arrivata una nota ufficiale con cui quell’esclusione è stata definita “illegittima e in violazione della legge”. Formulato dunque l’espresso invito a Palazzo Cernezzi di stoppare il primo bando, prorogare i termini di scadenza inizialmente fissati al 26 novembre scorso, e ovviamente includere gli agrotecnici.
Inevitabile la conseguenza: gli uffici comunali hanno sospeso la procedura e nei prossimi giorni, molto probabilmente, seguiranno le indicazioni partite dalla Capitale.
Un inciampo, questo, che si aggiunge ad altri, dai progetti carenti presentati per la riqualificazione delle serre, fino ai ritardi burocratici che a distanza di 2 anni e mezzo dalla concessione dei 5 milioni da Fondazione Cariplo tengono ancora inchiodata la gran parte dei lavori. E, salvo miracolose accelerate, così sarà fino al 2017.
da un lato sono anche contento perche ultimamente tutto cio’ che toccano non viene risolto e rimane incompiuto,vedi ticosa, lago, e se adesso toccano villa olmo addio. Siamo peggio che il meridione. E poi parlano di loro