Dall’analogico al digitale le modalità non cambiano. E nell’epoca della moneta virtuale la truffa si gioca a cavallo tra Web e valigie piene di contante.
E’ successo a Como, in un pub zona lago. Due cittadini bielorussi arrivano in città per vendere circa 500 bitcoin, la criptomoneta virtuale creata da Satoshi Nakamoto (solo uno pseudonimo) nel 2009. Denaro pulito, non tracciabile, spesso utilizzato per transazioni ben oltre il confine della legalità. Nel dark web (la parte più occulta, pericolosa e remota del deep web) per esempio, conoscendo i software e gli indirizzi giusti (peraltro in continuo mutamento), è possibile vendere o acquistare ogni cosa: droga, armi, materiale pedopornografico e poi riconvertire il Bitcoin in moneta sonante.
Si diceva: tutto si è consumato in un pub di Sant’Agostino intorno a mezzogiorno di lunedì. I due bielorussi incontrano i compratori (altri due uomini, nazionalità non specificata per ora) che si sono presentati con una valigia. Bagaglio che avrebbe dovuto essere carico del controvalore dei Bitcoin concordati: circa 400mila euro.
Verificato il denaro – evidentemente senza particolare attenzione – i due bielorussi sono andati online e hanno finalizzato la transazione della moneta virtuale. Quindi il gruppo si è concesso un pranzo. Dopo i saluti e congedati i compratori, i bielorussi hanno aperto la valigia e hanno scoperto che conteneva non più di 3.000 euro (in bancoonote da 500) e molta cartaccia.
Così si sono sono andati in questura e hanno presentato denuncia.