Saranno i tecnici della società Polinomia, l’assessore alla Viabilità Daniela Gerosa e soprattutto il voto decisivo del consiglio comunale a dire se il nuovo Piano del traffico di Como vedrà mai la luce.
Di già sicuro, però, c’è che nel documento generale appena pubblicato dal Comune emergono alcuni dati come minimo contrastanti. Sintetizzabili brutalmente così: il traffico a Como, secondo alcune tra le principali ipotesi formulate dagli esperti, resterà sostanzialmente identico a oggi. Con la prospettiva, in diversi casi, persino di peggiorare.
In particolare, l’ipotesi qui presa in considerazione è quella che nel Piano ipotizza il girone a doppio senso, il lungolago a una sola corsia pronto per essere pedonalizzato in alcune occasioni speciali, le nuove rotatorie in piazza del Popolo, in piazza Matteotti e in viale Roosevelt; e infine i semafori in via per Cernobbio e in fondo alla Napoleona. Ovvero, tutti gli elementi essenziali di cui si è discusso finora.
Ebbene, ipotizzando la realizzazione di tutti questi interventi – per una cifra certamente superiore ai 4 milioni e mezzo -, a lungolago aperto il traffico in città resterebbe identico al mattino e aumenterebbe dello 0,3% di sera; i tempi di viaggio calerebbero dello 0,5% al mattino e dello 0,8% di sera; e i veicoli perderebbero pure un minimo di velocità (lo 0,5% di mattina e l’1.1% di sera). Scostamenti quasi impercettibili, a dire il vero, a fronte di un esborso per le casse pubbliche davvero esoso.
Ma questo quadro già opinabile diventa quasi beffardo nel caso di chiusura del lungolago, intervento attorno cui ruota quasi tutto il Piano. In questo caso, il traffico a Como aumenterebbe dello 0,9% sia di mattina sia di sera; i tempi di viaggio crescerebbero dello 0,5% di mattina e dello 0,3% di sera; e infine la velocità media aumenterebbe dello 0,4% di mattina e dello 0,6% di sera (cioè le auto andrebbero leggermente più piano di adesso).
Aumenti non trascendentali, dunque, che a fronte della costosa rivoluzione che toccherebbe l’intera città, lasciano più di un dubbio sull’efficacia – se non proprio sull’utilità – del nuovo Piano del traffico