Dopo l’atrio e i portici della stazione, il parco. L’area davanti allo scalo ferroviario di San Giovanni a Como è stata completamente ripulita e sgomberata.
Le operazioni iniziate ieri si sono concluse oggi. I migranti, accampati da settimane, si sono trasferiti nel nuovo centro di accoglienza di via Regina. Secondo gli ultimi numeri sarebbero più di 300 quelli attualmente ospitati.
Nel pomeriggio in azione gli uomini di Aprica, la società incaricata del servizio di raccolta rifiuti in città, insieme ai volontari di alcune associazioni.
Le forze dell’ordine continueranno a presidiare la zona anche nei prossimi giorni per evitare che qualcuno possa tornare ad affollare il prato. Prato che dunque è stato ripulito, alcuni cittadini attraverso i social network si chiedono se l’operazione, condotta in prevalenza dagli addetti ai lavori, non potesse essere svolta con l’aiuto degli stessi migranti. A rispondere è l’assessore ai Servizi sociali e all’Ambiente del comune di Como, Bruno Magatti. “In questo momento l’interfaccia diretto non siamo noi – spiega – si tratta comunque di valutazioni che stiamo facendo per il futuro”.
“Ora che il trasferimento è avvenuto e senza problemi – dice ancora – deve iniziare la fase della consapevolezza. Queste persone dovranno prendere atto della loro situazione e dei loro diritti e incanalarsi in percorsi di legalità”.
Intanto dopo un primo ripristino dell’area davanti stazione saranno necessari probabilmente altri interventi mirati. Rimosse le tende inevitabilmente il verde dovrà essere sistemato, così come si dovrà sanificare quei punti trasformati in toilette improvvisate. L’amministrazione nei prossimi giorni deciderà come muoversi.
Nel fine settimana, nell’ambito di “Puliamo il mondo” iniziativa di Legambiente, un primo concreto aiuto arriverà dai volontari che, in accordo con il comune, si dedicheranno anche al parco di San Giovanni.
Tutto è bene quel che finisce bene.
Alla faccia dei non pochi menagramo, istituzionali.
Quanto mi piacerebbe una politica che avesse come obiettivo primario il bene comune e non strizzasse invece l’cchio al becerume per bassi scopi elettoralistici.