C’è chi lo paragona al ponte di Calatrava a Venezia. Certo, il ponte della Costituzione costò oltre undici milioni di euro, quello di via Badone a Como è costato un milione, peraltro a carico di un soggetto privato (Esselunga).
Ma le analogie non mancano. L’opera di Calatrava sul Canal Grande venne criticata per la scarsa accessibilità: gradini ingannevoli, cadute di pedoni, difficoltà di accesso per anziani e disabili. Al punto che vennero speso un milione e ottocentomila euro per installare un’ovovia.
Il ponte su via Badone era, nelle intenzioni, ciclopedonale. Poi, però, per quelle che il Comune di Como definisce “ragioni di sicurezza”, sono stati introdotti gli scalini, che rendono inaccessibile il ponte a disabili in carrozzina, mamme con il passeggino e ciclisti.
I residenti, che pure apprezzano l’opera, a questo punto però ne criticano l’utilità.
Il pasticcio anima anche la politica comasca. Poiché il ponte era il simbolo della riuscita dell’intervento sull’area ex Trevitex, è facile immaginare come l’intera vicenda rischi ora di trasformarsi in un boomerang per l’amministrazione comunale. Certamente è un assist che le opposizioni raccolgono al volo.
<La colpa non è di Esselunga – dice Laura Bordoli di Nuovo Centrodestra – ma dell’assessore Spallino. Esselunga ha messo a disposizione risorse utilizzate male dall’amministrazione. Quel milione di euro poteva essere usato, ad esempio, per sistemare alcuni immobili comunali del quartiere in forte degrado>. Ancora più secco l’attacco di Alessandro Rapinese (Adesso Como). <Un ponte totalmente inutile, un milione di euro buttato al vento dalla giunta. Fossi in Spallino mi dimetterei all’istante. Non ha considerato le esigenze dei diversamente abili>.
Luca Ceruti del Movimento 5 Stelle ha già depositato un’interpellanza nella quale chiede conto del cambiamento progettuale, di quando uffici e assessore sono ne sono venuti a conoscenza e del perché l’amministrazione non abbia ritenuto opportuno informare la cittadinanza dl cambiamento.
All’attacco anche la Lega Nord, che domattina alle 11 effettuerà un sopralluogo in via Badone, al quale parteciperà anche il consigliere regionale Daniela Maroni. <Vogliamo verificare questo paradosso – dice il segretario cittadino Alessandra Locatelli – e siamo dell’idea che l’opera vada immediatamente adeguata. Non è pensabile che il ponte non sia fruibile da tutti i cittadini>.
Sul fronte della maggioranza, il consigliere del Pd Andrée Cesareo affida a Facebook una replica, ricordando come a maggio si parlasse già ufficialmente di ponte pedonale e di scalini.
Il che, tuttavia, non cambia la situazione: la barriera architettonica c’è. Ed è costata un milione di euro.
Bambace, prove lei a spingere in salita una sedia a rotelle con passeggero sopra. E poi a trattenere la sedia a rotelle in discesa per evitare catastrofici ribaltamenti. Io l’ho fatto per anni, anche se non su questo ponte.
Le polemiche delle inutili opposizioni ci stanno perché altrimenti che cosa potrebbero fare dalla Lega al M5s?: blaterare senza nulla concludere è il loro unico mestiere. Quanto alla consigliera Maroni di Lega, ci spieghi piuttosto come mai la benzina, a Como, costa molto di più rispetto alle altre province lombarde, vanificando in tal modo il già asfittico sconto. E questi sono soldi nostri, dei cittadini comaschi cioè che pagano lo stipendio alla consigliera Maroni; mentre il ponte – architettonicamente bello – lo ha pagato Esselunga.
Much ado about nothing.
Quanto largo sarebbe dovuto essere questo ponte per permettere il transito contemporaneamente di pedoni, persone in sedia a rotelle o passeggini o carrozzine e ciclisti, a doppio senso di marcia oltretutto per ragioni di sicurezza, e aggiungiamoci anche qualche skateboarder incurante delle regole? In spazi necessariamente ristretti il rischio di incidenti fra le diverse tipologie di utenti non era da sottovaslutare e neppure da escludere. E infine vogliamo parlare anche dell’impatto paesaggistico che una struttura cosi congegnata avrebbe avuto su quel nucleo abitato? Sono certto che a quel punto le blateranti opposizioni avrebbero gridato al MOSTRO.
Aggiungo che non è pertinente il paragone fra il ponte di Venezia e questo per la semplice ragione che là l’attraversamento era obbligato, essendo l’alternativa una bella ma poco salutare nuotata nel canale; qui l’alternativa è la strada con tanto di strisce pedonali e semaforo.
Le rispondo con ordine.
1) Per rendere salita e discesa meno pericolose si sarebbe potuta ridurre la pendenza. Poi, gli scalini rendono inaccessibile il ponte non solo alle carrozzine – che lei ricorda essere difficilmente governabili in salita e in discesa – ma anche ai passeggini.
2) “Quanto sarebbe dovuto essere largo il ponte” lo sa un ingegnere o un architetto: non io. Io mi limito a constatare la costruzione, nel 2016, di un ponte inaccessibile a passeggini e carrozzine.
3) Riguardo alla pertinenza del ponte di Calatrava, il paragone era sull’accessibilità dell’opera, non sulla sua funzione. E’ evidente che Venezia non è Como. Per inciso, a me sembra “poco salutare” anche l’attraversamento a raso di una via trafficata, quando sopra la testa ho un ponte che parecchie categorie di cittadini non potranno usare.
Saluti.
Per modificare la pendenza del ponte sarebbe stato necessario un suo allungamento. E spazio?
Non mi pare che in quella zona sia infinito. Avrei altre controdeduzioni, ma mi fermo qui per non trasformare questo cortese scambio in una sorta di ping pong. E allora, senza alcuna pretesa di voler insegnarle il suo mestiere, perché non ascoltare i progettisti dell’opera?
Ricambio i saluti.
vorrei far presente al Signor Andrea se ha mai notato la fatiche che fanno i meno fortunati di noi a spingere una carrozzina sul piano , come fanno a superare questa salita e poi ci sarebbe la discesa q uesto crea una difficolta enorme , ecco perché i progettisti hanno fatto un ponte SOLO per i pedoni
saluti