Un’ampia rappresentanza dei volontari che ormai da oltre due mesi assistono i migranti giunti alla stazione San Giovanni ha scritto una lunga e articolata lettera al sindaco di Como, Mario Lucini. Si tratta di un documento molto duro soprattutto con la stessa amministrazione cittadina, accusata di aver lasciato “un vuoto” nella gestione del fenomeno rimanendo vincolata alla “ordinaria amministrazione” e poco più, persino senza la necessaria “presenza fisica”. Vi è inoltre un esplicito appello al primo cittadino a non avallare in alcun modo la politica del ministro dell’Interno, Angelino Alfano – ribadita anche dal Forum Ambrosetti sabato scorso – di puntare sempre più sul trasferimento forzoso dei migranti da Como agli hotspot del Sud Italia.
Di seguito, alleghiamo la versione integrale della lettera aperta.
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“Questo contributo riflette il pensiero di alcuni volontari coinvolti nelle attività delle mense, delle docce e della stazione di Como. Le centinaia di migranti che nelle ultime settimane hanno vissuto e vivono presso la stazione San Giovanni hanno mostrato alla città una tragedia globale che caratterizza il nostro tempo e la nostra “civiltà”. La storia è arrivata a Como. La città ha risposto mettendo in campo il lavoro quotidiano, spontaneo, responsabile, in gran parte auto-coordinato, di molte persone: un collettivo trasversale ad appartenenze, idee. Energie e risorse spontaneamente disponibili che, oltre a coprire i bisogni materiali quotidiani di centinaia di migranti – in alcuni giorni più di cinquecento persone – hanno sempre perseguito il dovere umano ed etico di “accogliere” e proteggere, ove possibile, anche dal dolore del cuore i protagonisti di una tragedia.
È stato questo lavoro, umile e costante che ha consentito di fronteggiare l’emergenza, nel vuoto soprattutto dell’amministrazione locale. Il Comune non è sembrato disposto ad andare al di là dell’ordinaria amministrazione, obiettando di non avere competenze di legge in questo campo e ribadendo più volte di essere volontario tra i volontari, non si è fatto sentire sul campo, non ci risulta abbia utilizzato i fondi a bilancio per far fronte all’emergenza, non ha rivendicato un ruolo né attivo né formale nei confronti del territorio confinante, dei suoi cittadini e rappresentanti.
Di quanti minori non accompagnati, sua inconfutabile competenza di legge, si è fatto carico il Comune? Come si è espresso il suo” volontariato”? E come le sue molte possibilità discrezionali? Non ha messo, per esempio, a disposizione i suoi spazi inutilizzati. Tant’è vero che l’area Rizzo è stata requisita dal Prefetto, il Puzzle di Tavernola è rimasto chiuso, la struttura di Via Volta è vuota (di donne e minori, per esempio), i servizi igienici forniti sono inadeguati. Dei suoi rappresentanti è mancata anche la presenza fisica, la ricerca di un contatto diretto con i migranti in stazione, una parola pubblica socialmente e culturalmente significativa, il coordinamento di un monitoraggio delle presenze e della loro composizione.
Il Sindaco di Como è invitato domani a un incontro con il ministro Alfano, che vuole “liberare” i cittadini e i territori dal problema migranti, riportandoli nei centri del Sud o rimpatriandoli nei paesi d’origine. Questa chiamata del Ministro e del Premier a Comuni e Regioni attesta la centralità del loro ruolo: non volontari tra i volontari ma soggetti istituzionali tra le istituzioni. Il nostro Sindaco, a cui riconosciamo lo sforzo di mediazione che ha permesso di evitare lo sgombero, si appresta ad avallare le scelte del Ministro dell’Interno o dirà qualcosa di diverso, sostenendo lo spirito di accoglienza che ha espresso la gran parte dei suoi cittadini?
Invitiamo il Sindaco Lucini a non saldare la nostra città alle scelte di una governance ottusa e spietata. La stessa che ha contribuito al dramma in atto con le leggi e le normative nazionali ed europee in materia che noi tutti riteniamo ingiuste – e a volte perfino demenziali anche dal punto di vista dell’efficienza amministrativa. Certamente non possiamo fare diretta pressione per ciò che riguarda le politiche predatorie delle multinazionali nei paesi di origine dei migranti e nemmeno sulle lobby delle armi per impedirne la vendita a dittatori e a milizie paramilitari.
Chiediamo però al nostro Sindaco di prendere fattivamente le distanze da scelte scellerate, qual è tra l’altro l’accordo bilaterale Italia Sudan del 3 agosto, che prevede l’espulsione forzata dal territorio italiano e il rimpatrio dei sudanesi, l’incarcerazione temporanea in Sudan dei profughi in transito in quel Paese governato da Omar Al Bashir, condannato dalla corte penale internazionale per genocidio, crimini di guerra, crimini contro l’umanità. Accordo che si avvale di 155 milioni di euro del Fondo Fiduciario Europeo per i flussi migratori, che finanzieranno probabilmente le forze paramilitari Rsf di Al Bashir e la sua dittatura. Chiediamo al Sindaco di lavorare perché i migranti arrivati a Como non siano condannati a nuove e dolorose deportazioni al Sud, per reiterare poi un’odissea sfibrante.
Perché siano informati e tutelati, perché l’accoglienza si concretizzi civilmente in residenze, nell’attesa che le loro aspirazioni ai ricongiungimenti familiari o al raggiungimento di altre destinazioni europee vengano seriamente prese in considerazione, le une con procedure e assistenza adeguate, le altre da nuove normative. Gli chiediamo infine di farsi carico, anche per noi, di una piccola parte dell’enorme debito che l’occidente ha contratto con l’Africa, e non solo, dalla deportazione degli schiavi, al colonialismo e al neocolonialismo, sfruttando le sue popolazioni, le sue risorse e devastandone l’ambiente, un debito che cresce ogni giorno senza argini normativi, rafforzato anzi oggi dalle politiche europee di contenimento delle migrazioni”.
Rossana Vittani, Fausta Bicchierai, Alberto Molinari, Francesco Cavalleri, Marta Pezzati, Martina Monti, Ilaria Inserra, Chiara C. Favero, Bianca Tarallo, Susanna Redondi, Mariella Colzani, Giancarla Angelina, Silvia Luraschi, Serena Scionti, Davide Giudici, Alberto Clerici, Graciela Desimon, Amanda Cooney, Raffaella Macorin, Franca Molinari, Ranieri Paladino, Alessandra Migliore, Francesca Theodoli, Davide Martinelli, Massimo Bianchi, Flavio Bogani, Maria Lucini, Paola Zanella, Debra Dolinski, Letizia Torelli, Mariano Bellasio, Vincenza Osnato, Manuela Bianchi, Emanuela Tagliabue, Oriana Marelli, Giovanna Montanelli, Stefano Zanella, Laura Radice, Donatella Guerrera, Chiara Bedetti, Alessia Cattaneo, Marilena Balzaretti, Lorenza Rossi, Erica Fontana, Marco Pezzati, Francesca Maternini, Mariantonietta Pini, Carla Giovannone, Gilda Dangelo, Elio Rossi, Cristiano Stella, Franco Pandolfo, Mariagrazia Ballabio, Luciana Frangi, Rosa Maria Mucerino, Mario Dotti, Daniela Morittu, Claudia Basilico, Mariella Speranza, Claudia Cervesato, Lisa Schwalb, Veronica Abrandt, Wahshi Kuhi, Thomas Lindenberg, Cecilia Lindenberg, Eletta R., Lucia Tajana, Luca Fonsdituri, Luca Azzetta, Giuseppina Porro, Barbara Tusca, Giorgio Marelli, Giulia Marelli, Dianora Marabese, Antonella Ravetta, Laura Battello, Maria Rita Molteni, Caterina Padova, Corrado Songia, Valentina Ferrari, Valentina Cagnetta, Maria Luisa Ferrari, Mario Cagnetta, Claudia Frangiacomo, Marco Marelli, Samuela Marzorati, Joern Bargmann, Gudi Bargmann, Valeria Frigerio, Lucia Villani, Giovanni Isella, Cristina Colelli, Adolfa Marzorati, Urbano Zanovello, Giusi Porro, Agnes Duerrschnabel, Claudio Fontana, Maria Gianotti, Raffaella Lecchi, Giusto Della Valle
Buon giorno
Aldilà della sensibilità e presa di coscienza personale di ciascuno verso le “migrazioni”.
Credo sia ingiusto “crocifiggere” l’Amministrazione di Como e più in generale gli enti locali che prima o poi , sono certo, saranno chiamati a risolvere il problema migranti.
Trovo scorretto scagliarsi sempre sul primo livello di istituzione , comodo: il Sindaco ci mette la faccia è eletto direttamente dal popolo etc. etc. poichè in questo particolare frangente occorre una chiara, ferma scelta politica nazionale e non “vomitata” sui Comuni.
Non ne faccio una questione di ordine economico ma di rispetto istituzionale e relative competenze.
Fabio Bulgheroni – Sindaco di Casnate con Bernate
Dura lex sed lex…Le cose imposte dall’alto non si possono recriminare ma la posizione va distinta dall’inizio e le commistioni di ogni genere non devono pesare sui Cittadini tutti.