A Milano, con Giuliano Pisapia, il tentativo non ha funzionato, anche se poi il centrosinistra ha eletto sindaco, via primarie, Giuseppe Sala. A Como, per ora, di tentativo vero e proprio ancora non si può parlare. E però di tentazione, di suggestione di fine estate, sì.
Una seconda candidatura di Mario Lucini, o almeno l’ipotesi di avanzare al sindaco uscente una proposta in tal senso per il maggio 2017, aleggia tra Palazzo Cernezzi e le segreterie politiche, Pd incluso. Niente di ufficiale, nulla di formalizzato. Anche perché quell’annuncio ufficiale fatto da Lucini a giugno sulla volontà di non ricandidarsi resta e non è mai stato ritirato.
Eppure settori e taluni big del centrosinistra sono affascinati dallo scenario e tentati dall’avviare una sorta di moral suasion verso il primo cittadino quantomeno per capire se esistono margini per un ripensamento, una rivalutazione della scelta.
L’interessato, a dire il vero, anche in questi giorni ha ribadito di non aver altre parole rispetto a quella data due mesi fa e di non avere intenzione di imbarcarsi in un’altra corsa per la fascia tricolore. C’è da credergli, anche se le evidenti difficoltà in cui Pd e alleati si sono imbattuti già prima dell’estate per l’individuazione di un nome nuovo e condiviso, per i mezzi pastici su “primarie sì, primarie no”, oltre a qualche niet eccellente già incassato (Barbara Minghetti in primis), in autunno potrebbero avere l’effetto di alimentare quasi spontaneamente il pressing su Lucini per un eventuale bis. Qualche risultato è arrivato (nuove piazze), la gestione dell’emergenza delle emergenze – i migranti – per ora è stata molto apprezzata dal centrosinistra, le prospettive per i prossimi mesi di mandato paiono meno nere del terrificante inizio anno tra arresti, Anac e flop assortiti (punto cottura, Acsm ecc). E poi la concorrenza, a oggi, non sembra aver ancora prodotto una prospettiva solida e soprattutto vincente “a tavolino”.
Al sindaco, comunque, spetterà semmai l’ultima parola. Incubo paratie permettendo.