Arrivi dei migranti: Como versa in uno stato d’emergenza. Non lo dice un partito politico, ma un sindacato che rappresenta le forze dell’ordine.
Più precisamente dal Sap, il Sindacato Autonomo Polizia di Como.
<Siamo stati sentiti ma non ascoltati – dice il segretario provinciale, Ernesto Molteni – a fronte del previsto invio di alcune sparute unità di rinforzo, sono stati triplicati i turni di servizio per l’emergenza profughi e sono state soppresse pattuglie sul territorio>.
<La situazione – prosegue Molteni – sta diventando insostenibile a Ponte Chiasso dove i colleghi di polizia di frontiera si vedono ogni giorno riammettere centinaia di persone da identificare. Le persone fermate – aggiunge il Sap – non sono state sottoposte ad alcun controllo medico>. I poliziotti italiani, aggiunge il sindacato autonomo, devono addirittura farsi prestare le fascette identificative dai colleghi svizzeri.
<Il problema non va scaricato sulle spalle degli uomini e delle donne della polizia di Stato>, dice ancora Molteni – <Se 120-130 arrivi giornalieri sono un fatto strutturale, dobbiamo aspettare di arrivare a mille per parlare di emergenza?>.
Sull’argomento interviene anche un altro sindacato di polizia, il Silp Cgil, per voce di Sergio Iaccino. <La polizia – dice – deve essere impiegata in modo appropriato, con condizioni di lavoro adeguate. Fatta questa premessa, non possiamo pensare che sia un’emergenza solo comasca. E’ un problema strutturale che riguarda l’Italia intera, la politica deve gestirlo nel modo più intelligente possibile, senza scaricarlo sulle spalle delle forze dell’ordine. A Como – conclude Iaccino – le istituzioni e la società civile hanno risposto bene ai nostri appelli e stanno collaborando. Cerchiamo però di evitare gli allarmismi: sarebbe come buttare benzina sul fuoco>.