Dodici ore di interrogatorio per Antonio Ferro che in mezza giornata davanti al sostituto procuratore Pasquale Addesso avrebbe riepilogato undici anni di attività – dal 2005 – legati al cantiere delle paratie di Como. Dalla prima giunta guidata da Stefano Bruni fino a quella attuale del sindaco Mario Lucini. Tanti, troppi i temi da approfondire tanto che si è reso necessario fissare una seconda data per proseguire ciò che è rimasto in sospeso.
Quello di ieri è stato un lunghissimo lunedì al quinto piano del Palazzo di Giustizia che ha visto come protagonista il dirigente del settore “Grandi Opere” del Comune di Como agli arresti domiciliari dallo scorso primo giugno in merito all’inchiesta della Procura che riguarda l’eterno cantiere del lungolago e altri appalti pubblici.
Era stato lo stesso dirigente a chiedere di essere ascoltato dal pm dopo l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. L’accusa per lui è di turbata libertà nella scelta del contraente e falso ideologico in atto pubblico. Ieri, assieme al suo legale Giuseppe Sassi, ha varcato l’ingresso del tribunale intorno alle 10 ed è uscito soltanto intorno alle 22 quando ha chiesto di potersi fermare.
Al momento non sarebbero nemmeno state presentate istanze per chiedere un eventuale alleggerimento o revoca della custodia cautelare.