«Non ho mai avuto la volontà né la consapevolezza di violare norme e le attività hanno avuto come obiettivo far ripartire il cantiere e far risparmiare soldi alla città».
Avrebbe risposto così questa mattina Pietro Gilardoni, dirigente del settore Reti del Comune di Como, in carcere da mercoledì scorso nell’ambito dell’inchiesta della Procura sulle paratie e altre opere pubbliche, durante l’interrogatorio di garanzia.
Un’ora e mezza in tutto davanti al giudice per le indagini preliminari, Maria Luisa Lo Gatto, per fornire la propria versione dei fatti. Sulla questione lungolago, per la quale è accusato di “turbata libertà nella scelta del contraente” avrebbe riferito di non avere mai avuto contezza di aver messo in atto condotte che potessero costituire reato. Sul presunto episodio di corruzione relativo alla pratica per l’affidamento dei lavori in Salita Peltrera avrebbe invece fornito una sua ricostruzione della vicenda che differisce da quella che ha portato all’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti.
Anche Roberto Ferrario, professionista nel campo dell’edilizia, in carcere con l’accusa di corruzione per i lavori di Salita Peltrera, ha risposto stamattina alle domande del gip.
Sono invece rimasti in silenzio e hanno chiesto di essere interrogati dal pubblico ministero Antonio Ferro, dirigente del settore Grandi opere del Comune di Como e l’imprenditore Giovanni Foti, chiamati in Tribunale per l’interrogatorio di garanzia sempre davanti al giudice Maria Luisa Lo Gatto. I due, da mercoledì scorso sono agli arresti domiciliari, misura cautelare che oggi è stata riconfermata.