Il Ticino si mette contro Berna, rischiando di far saltare gli accordi tra Italia e Svizzera. Un “pacchetto” nel quale è compreso anche il nuovo e contestato metodo di imposizione fiscale per i frontalieri, che dovrebbe entrare in vigore nel 2018.
Usare il condizionale oggi più che mai è d’obbligo. Il Consiglio di Stato del Ticino ha infatti reso pubblici i risultati relativi a una misura molto discussa: l’obbligo, per i frontalieri e i richiedenti dimora in Svizzera, della presentazione del casellario giudiziale. Provvedimento che, in un anno, ha portato a numeri piuttosto esigui: su 17.468 domande presentate, 192 hanno richiesto un approfondimento e 33 sono state respinte. Il Consiglio di Stato ha comunque deciso di mantenere la misura, sostituendola però con uno strumento alternativo dal momento dell’entrata in vigore degli accordi tra Svizzera e Italia.
Accordi che, tuttavia, sembrano in bilico. Perché il governo italiano era stato molto chiaro in merito: nelle dichiarazioni unilaterali che accompagnavano la stesura dell’accordo, Roma specificava di voler subordinare la firma e la ratifica dell’accordo – testualmente – <all’assenza di ogni forma di discriminazione>. Quindi: Roma non firma fino a che Berna non rimuove l’obbligo di presentare il casellario giudiziale. Berna – o meglio, Bellinzona non rimuove l’obbligo fino a che gli accordi non verranno firmati. Un braccio di ferro diplomato che rischia di far arenare la trattativa Italia-Svizzera.