Area Ticosa, nuovi veleni da smaltire e nuovi problemi da gestire per il Comune di Como. Tra il 20 e il 21 gennaio – è noto – i tecnici incaricati da Palazzo Cernezzi hanno svolto la cosiddetta “caratterizzazione” della cella 3, l’unica rimasta in stand by, un’area di circa 5mila metri quadrati posta alle spalle della Santarella e sotto il fronte del Cimitero Maggiore, sono state scavate 20 trincee per indagare in modo preciso e puntuale quali materiali e in quali quantità dovranno essere rimossi. Un’operazione dalla quale dipenderà il conto finale della bonifica che già si attesta attorno ai 4milioni di euro.
Completati gli approfondimenti il settore ambiente attende i risultati delle analisi per la metà del mese di febbraio. Solo allora si potrà dire con precisione cosa si trova in quel punto e come dovrà essere smaltito. L’ipotesi peggiore – guardando alla recente storia – è che si possa trovare altro amianto anche se al momento non c’è alcuna conferma in tal senso. Quel che è certo è che questa volta si è proceduto con una tecnica – non più carotaggi ma, come detto, 20 trincee – che permetterà di avere dati certi.
Le ruspe sono arrivate sino a un metro e mezzo di profondità, sino a toccare cioè una soletta di cemento armato sotto la quale (fortunatamente) non ci sarebbe nulla. Il punto è che tra la superficie esterna e la gettata di calcestruzzo – secondo le prime indiscrezioni trapelate – i tecnici avrebbero trovato una situazione decisamente peggiore di quanto si potesse immaginare. Con ogni probabilità, appunto, amianto. Voci al momento, ma se arrivasse la conferma definitiva lo smaltimento, diventerebbe un problema complicatissimo.
Se Palazzo Cernezzi dovesse raggiungere un’intesa con Multi per riaprire il discorso nuovo quartiere Ticosa, la cella 3 dovrebbe necessariamente essere bonificata. A costi tuttora da valutare.