A settant’anni di distanza, le ultime ore di Benito Mussolini restano un giallo storico, con particolari, dettagli ed elementi sui quali gli esperti ancora si interrogano. Come annunciato nei giorni scorsi, l’ultima edizione del settimanale Oggi – in edicola da stamattina – contiene una rivelazione che, pur non stravolgendo le ricostruzioni effettuate fino ad oggi della cattura di Mussolini sul lago di Como, aggiunge nuovi particolari.
<Benito Mussolini – spiega lo scrittore e giornalista comasco Roberto Festorazzi sul settimanale – quando venne identificato e arrestato dai partigiani a Dongo, sul lago di Como, il 27 aprile 1945, aveva con sé un lasciapassare per la Svizzera. Un salvacondotto concesso da un esponente politico elvetico che gli avrebbe consentito di poter sconfinare senza essere respinto>.
Un dettaglio che emerge grazie a un verbale che raccoglie le testimonianze dei partigiani che avevano assistito allo spoglio dei fascicoli delle carte di Mussolini: il documento è stato mostrato dal partigiano comasco Mario Tonghini, 92enne.
<Giovanni Magni – scrive ancora Festorazzi – presidente del Cln di Como – affermò di ricordare che quel salvacondotto non era ufficiale ma ufficioso, e che la questione veniva trattata da un onorevole svizzero>. Il giornalista comasco cita poi la testimonianza dell’addetto stampa che ricordava una cartelletta azzurra contenente un carteggio tra Italia e ministero degli Esteri svizzero. Come mai, però, la Svizzera sarebbe stata disponibile ad ospitare Mussolini in fuga? A rispondere è sempre Festorazzi, nelle battute finali dell’approfondimento pubblicato su Oggi. <La Svizzera no pensava certo di accogliere il dittatore come un qualunque richiedente asilo, perché si trattava del criminale di guerra numero 2 dopo Hitler. E allora, quale considerazione valeva? Quella di favorire la consegna del capo del fascismo agli alleati che la reclamavano>.