Ha confermato la sua versione: un colpo partito per sbaglio. Jasin Sulo, il 30enne albanese in cella per l’omicidio del connazionale 26enne Ermal Abdushi avvenuto nella casa di Locate Varesino la sera del 30 dicembre, ha risposto oggi alle domande del giudice al carcere del Bassone.
L’uomo ha affermato – come già aveva fatto con i carabinieri e il pm Pasquale Addesso – che il colpo dal revolver Smith&Wesson è partito per sbaglio, uccidendo quello che per lui «era come un fratello». Con il gip Luciano Storaci, Sulo avrebbe ricostruito quei delicati attimi. Nel tamburo c’era un solo proiettile, stava tenendo la pistola vicino al volto per guardare attraverso i fori vuoti e per sbaglio è partito un colpo. A dimostrazione di questa versione, l’arrestato avrebbe mostrato un livido all’altezza della bocca causato dal rinculo dell’arma. Sulo non è il solo fermato per quanto avvenuto nell’appartamento di Locate Varesino.
In manette è finito anche un 23enne, domiciliato nel Comasco, chiamato a rispondere dell’occultamento dell’arma e anche della detenzione di droga che gli è stata trovata addosso dai carabinieri all’atto della perquisizione. Il giovane si è avvalso oggi della facoltà di non rispondere alle domande. Una terza persona presente nella casa del delitto è indagata: un lontano parente di Sulo (un 29enne domiciliato a Zurigo) che avrebbe nascosco gli stracci sporchi con cui è stato ripulito l’appartamento e il vialetto di ingresso dal sangue della vittima. Deve rispondere di favoreggiamento.