Ancora una decina di giorni e poi il governatore lombardo Roberto Maroni incontrerà la delegazione di imprenditori cinesi interessata a finanziare e costruire l’autostrada Varese-Como-Lecco. La data precisa non c’è e verrà fissata al più presto, compatibilmente con le agende, ma si parla di un giorno tra il 14 e il 18 dicembre, settimana che vedrà il ritorno in Italia degli esponenti cinesi che rappresentano diverse aziende, come Powerchina o Shangai Construction. La notizia dell’interessamento cinese per la costruzione di un’infrastruttura di cui si parla da anni è arrivata ieri a margine del tavolo per competitività e lo sviluppo che si è svolto in Camera di Commercio, a Como, alla presenza dello stesso Maroni. Ad annunciare la novità il presidente uscente di Unindustria Como, Francesco Verga, a nome dell’associazione di categoria e del comitato promotore dell’opera dopo il primo incontro avvenuto sabato scorso. La delegazione made in China si è detta interessata a finanziare il 70% dell’autostrada (circa 1,3 miliardi), a patto che venga costruite da aziende cinesi. “Se è confermata questa disponibilità siam interessati ad attivarci subito” ha detto ieri il governatore Maroni che ha parlato però di autostrada diretta Varese-Como-Lecco da integrare con le tangenziali. Troppo presto per parlare, ma dal territorio comasco si sono già levate voci contrarie, o quantomeno scettiche. Si dice spaventata Maria Rita Livio, presidente della provincia di Como. “Meglio finire le opere iniziate e valutare con attenzione tutte le implicazioni – dice – visto che ad oggi non abbiamo certezze sul completamento di Pedemontana e mancano ancora alcune opere di compensazione. Per non parlare del fatto che i territori interessati dall’ipotetico tracciato si erano già espressi per il “no” così come la Provincia”. Scettico anche il sindaco di Como, Mario Lucini. “La priorità dev’essere il secondo lotto della tangenziale di Como, non usiamo altre opere per sviare l’attenzione “ dice il primo cittadino che ieri ha spiegato a Maroni come si rischino richieste di risarcimento milionarie, da 28 milioni, da parte dei privati che hanno già presentato dei piani attuativi tenendo conto del primo progetto per il secondo lotto della tangenziale di Como, alla luce del nuovo tracciato spuntato che sconvolgerebbe la precedente progettazione.