Può una dimenticanza di 60 centesimi arrivare a costare 220 euro, 366 volte tanto? Sembra incredibile, eppure è accaduto a un automobilista comasco, che per una piccola sbadataggine ora deve mettere pesantemente mano al portafoglio.
Per il capitolo “multe e dintorni”, sabato avevamo la storia di un cittadino che aveva pagato 41 euro anziché 41,70 euro, e la polizia locale di Como, mesi dopo, si era premurata di inviare l’avviso bonario con tanto di bollettino per estinguere il debito. La storia di oggi è, almeno nei numeri, ancora più singolare.
Gennaio 2014. Una automobilista comasco viene fermato dai vigili con la revisione scaduta: multa da 168 euro che, se pagata entro cinque giorni, viene ridotta a 117,60 centesimi. L’automobilista dopo due giorni si precipita in posta e paga la cifra tonda, 117 euro, dimenticandosi dei fatidici 60 centesimi. Difficile pensare che qualcuno faccia il furbo per una cifra così bassa, meno di un caffè. Settimana scorsa, un anno e dieci mesi dopo, arriva l’avviso bonario che avverte l’automobilista di aver contratto un debito di 220 euro. Il cittadino è sbalordito, e così va in centrale per avere chiarimenti. Poiché erano stati versati 60 centesimi in meno, la multa dopo 60 giorni è stata considerata non pagata e quindi è raddoppiata: 337 euro, ai quali sono stati tolti, come se fossero un acconto, i 117 versati quasi due anni fa. Ed ecco come, allo sfortunato automobilista, una piccola dimenticanza da 60 centesimi costa ora 220 euro.