Vertice in procura per fare il punto delle indagini sull’omicidio di Carugo avvenuto mercoledì sera. L’architetto 58enne Alfio Vittorio Molteni, è stato ucciso con due colpi di pistola esplosi – da quanto ricostruito – probabilmente a scopo intimidatorio ma che hanno portato al decesso poco dopo in ospedale in seguito ad una emorragia interna.
Il sostituto procuratore che si occupa del caso, Pasquale Addesso, e i carabinieri del nucleo operativo del comando provinciale di Como, hanno fissato le linee guida per le indagini dei prossimi giorni.
Due i filoni da seguire: da una parte l’esatta dinamica dell’accaduto e degli spari – compreso calibro, traiettoria e distanza precisa (peraltro oggi era presente in procura anche l’anatomopatologo Giovanni Scola) – e quello del movente.
La sensazione che sembra rafforzarsi sempre più, anche in base si primi riscontri dell’autopsia, è di trovarsi di fronte non a killer professionisti. La morte dell’architetto sembrava non essere prevista dai malviventi. Forse dovevano solo avvertirlo, di cosa però ancora non è chiaro.
Un’ ipotesi ricostruita in base ai colpi, sparati a distanza ravvicinata ma dall’alto verso il basso, non verso organi vitali. E in base alla fuga dei malviventi che hanno usato la vettura della vittima. Come sono arrivati però a Carugo? Con un’auto che è poi stata abbandonata per la fretta di scappare? Può essere. A tal proposito i Ris stanno passando al setaccio un’automobile sequestrata dai carabinieri nelle ore successive all’omicidio. Era vicino al luogo dell’agguato, ma non era riconducibile a nessuno dei presenti o dei residenti.