Vertice a Milano, oggi, per il secondo lotto della Tangenziale di Como, opera che per ora non è nemmeno finanziata a causa dei costi elevatissimi (oltre 800 milioni di euro). Attorno al tavolo si sono seduti Mario Lucini, sindaco di Como, Annarita Polacchini, coordinatrice del Tavolo per la Competitività della Provincia di Como, Maria Rita Livio, presidente della Provincia di Como, Paolo Besozzi, membro del cda di Concessioni Autostradali Lombarde SpA, Massimo Sarmi, presidente di Autostrada Pedemontana Lombarda SpA, Alessandro Sorte, assessore regionale a Infrastrutture e Mobilità e il comasco Alessandro Fermi, consigliere regionale e sottosegretario, che ha convocato l’incontro. Tutti i partecipanti hanno convenuto sulla necessità di approfondire il progetto da 800 milioni di euro, che risale a 7 anni fa: l’obiettivo è verificare se la situazione delle falde acquifere sia cambiata. Perché realizzare una galleria in presenza di acqua è un’operazione onerosa, e questo è uno degli elementi che ha fatto schizzare i costi alle stelle.
La presenza e la condizione delle falde acquifere potrebbe incidere anche del 20% sul costo dell’opera. <Perciò – spiega Alessandro Fermi – prima di pensare di abbandonare questo progetto, vogliamo effettuare un’indagine geologica per capire se le condizioni siano mutate rispetto al passato e se, di conseguenza, i costi dell’opera possano essere cambiati. L’obiettivo dell’incontro di oggi era rimettere all’ordine del giorno il secondo lotto della tangenziale di Como, l’opera più importante per la provincia dopo la variante della Tremezzina>.
Nel caso in cui il progetto venisse definitivamente abbandonato, potrebbe riprendere quota l’ipotesi B, tracciata dalla Provincia di Como.