Il soccorso in montagna potrà costare, all’utente, quasi 800 euro. Con un 30% di maggiorazione, nel caso di interventi causati da utenti imprudenti. La giunta regionale ha approvato le tariffe di compartecipazione alla spesa nel caso in cui non sussista la necessità di accertamento diagnostico o di prestazioni sanitarie presso un pronto soccorso. In altre parole, l’utente pagherà quando al termine della missione di soccorso non si riscontreranno situazioni di reale criticità e non saranno necessari ricoveri o esami..
Il provvedimento della giunta fa seguito alla legge che ridisegna il soccorso alpino e speleologico in zone impervie, per il recupero e il salvataggio di persone infortunate o in situazioni di emergenza. La quota massima di compartecipazione stabilita da Regione Lombardia è di 780 euro. <I mezzi di emergenza se occupati su una chiamata “inutile” – spiega Lara Magoni, consigliere regionale del Gruppo Maroni Presidente e relatrice del progetto di legge approvato a marzo – non possono soccorrere chi, in quello stesso momento, risulta effettivamente in pericolo di vita per una reale emergenza. La quota di compartecipazione a carico dell’utente deve essere considerata solo ed esclusivamente come un deterrente a scopo preventivo per affrontare le attività escursioniste in sicurezza e non certamente come un nuovo ticket>.
Alla quota massima di compartecipazione – 780 euro – bisogna aggiungere poi una maggiorazione 30% per gli interventi causati da utenti imprudenti che mettono a repentaglio la propria vita e quella altrui. Al di là delle tariffe appena varate dalla giunta, la legge approvata a marzo prevede comunque uno sconto del 30% per i residenti in Lombardia.