L’interrogativo che da ore tiene sulle spine i tifosi lariani è uno solo: “Riuscirà il Como a tornare a giocare al Sinigaglia il 3 ottobre contro l’Ascoli?”. Domanda destinata a restare senza risposta, almeno per il momento, mentre passano i giorni e il rischio di una terza trasferta a Novara si fa sempre più alto. “I lavori stanno proseguendo secondo programma” ha dichiarato la società in queste ore. Una frase – l’unica ottenuta – che però non chiarisce i molti, troppi dubbi.
La questione è sempre la stessa. Perché il Como possa tornare a giocare in casa, è necessario che i lavori per adeguare il Sinigaglia alla Serie B vengano conclusi nelle prossime ore, per avviare l’iter burocratico che porti al via libera finale. Soltanto con la fine del cantiere e una volta ricevuta la documentazione necessaria il Comune di Como potrà richiedere la convocazione della commissione provinciale di vigilanza che, a sua volta, dovrà avere il tempo di visionare le carte ed, eventualmente, predisporre un sopralluogo prima di emettere il verdetto finale che dovrebbe portare il Comune a dare l’autorizzazione alle manifestazioni sportive. Sulla fine del cantiere però, ancora non ci sono certezze, mentre non si ferma il movimento dentro lo stadio e perfino fuori, basta guardare la maxi recinzione comparsa in questi giorni che servirà a delimitare la zona in occasione delle gare casalinghe.
Impossibile dunque dare certezze sui tempi e dire se il debutto casalingo del 3 ottobre sia ancora alla portata, considerando anche la finestra temporale per la vendita dei biglietti e l’organizzazione della sicurezza, a Como a Novara. Non si sbilancia nemmeno il prefetto di Como, Bruno Corda, che ribadisce l’intenzione di tutti gli attori coinvolti di concludere l’iter nel migliore dei modi. “Siamo in attesa della documentazione – spiega Corda – Resta la volontà di assumere una decisione nel più breve tempo possibile, sempre nella salvaguardia di quanto previsto dalla legge”.