<Sul fatto che il cantiere vada concluso, la penso esattamente come Maroni>. Mario Lucini, sindaco di Como, risponde al governatore della Lombardia. Maroni, nella sua lettera, ha attribuito al Comune alcune responsabilità sui ritardi. <Abbiamo impiegato il tempo necessario – dice Lucini – non voglio fare polemiche, ma il supporto tecnico atteso dalla Regione non è arrivato. Detto questo, le modifiche progettuali sono state condivise anche dal Pirellone, non si trattava di un capriccio ma di elementi sostanziali>. Il sindaco ribadisce di scartare l’ipotesi di interrompere il cantiere. <Non ci si può fermare a metà, sia per il danno erariale sia perché avremmo un’opera incompiuta>.
La lettera di Maroni serve poi un assist all’opposizione, che interviene per voce del capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale Sergio Gaddi. <Le parole di Maroni non mi sconvolgono – dice – Ho il sospetto che il governatore all’inizio della vicenda si sia fidato troppo del sindaco di Como: se fosse stato più prudente, magari, ora non dovrebbe spronare Lucini, il quale – lo ricordo – è a parer mio colpevole di questi ritardi: se avesse utilizzato la perizia già pronta il cantiere ora sarebbe a uno stadio avanzato. Invece – conclude Gaddi – il sindaco, con la terza variante al progetto, ha voluto mettere un cappello politico sulle paratie. Questi sono i risultati>.