Duplice omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere, violenza privata, rapina, porto abusivo di coltello: si è aperta con la lettura dei capi di imputazione, questa mattina al Tribunale di Rimini, la corte d’Assise nei confronti di Dritan Demiraj, fornaio albanese di 29 anni accusato dell’omicidio dell’ex compagna Lidia Nusdorfi, avvenuto il primo marzo 2014 alla stazione di Mozzate e di quello di Silvio Mannina che risale a pochi giorni prima, ovvero al 28 febbraio, a Santarcangelo.
Alla sbarra in concorso con l’albanese per gli omicidi lo zio 60enne, Sadik Dine, e l’ultima compagna del fornaio, Monica Sanchi, quest’ultima risulta ancora ricoverata in una struttura ospedaliera per seri problemi di salute. Per questo il suo difensore ha chiesto di anticipare l’esame dell’imputata. Richiesta che è stata accolta.
L’udienza è proseguita con l’audizione del maggiore dei carabinieri del nucleo investigativo di Como, Claudio Arneodo che ha ricostruito l’indagine dalla scoperta del corpo di Lidia Nusdorfi a Mozzate fino all’identificazione a Rimini di Demiraj.