Ha fatto scalpore, ieri, la notizia della “stangata” sul Calcio Como, in materia di imposta sulla pubblicità: la società – fresca di un’esaltante promozione in B – deve pagare 60mila euro per la pubblicità sui tabelloni a bordo campo. Ica, la società incaricata dal Comune di Como di riscuotere questi crediti, ha avanzato richieste per cinque annualità, che in parte fanno riferimento alla precedente gestione societaria. A questo episodio sono seguiti poi ulteriori accertamenti, sui quali il Como sta approfondendo sempre con Ica e Comune.
Ma non è l’unica stangata in materia di pubblicità. Non tutti infatti sanno che oltre a dover pagare l’imposta specifica, le aziende che gestiscono la pubblicità sui cartelloni in strada devono versare anche l’occupazione del suolo pubblico.
Fino a 2012 questa tassa si pagava sulla superficie del cartellone, espressa in metri quadrati. Piuttosto singolare, visto che i cartelloni si sviluppano in verticale: una concezione particolare di “suolo pubblico”. Ma nel 2012 il Consiglio di Stato ha stabilito che la tariffa andava calcolata non sui metri quadrati, ma sui metri lineari. Un “moltiplicatore” più basso, quindi, che – in teoria – avrebbe portato a un esborso minore per le aziende. In teoria, appunto. Perché nel 2013, quando la giunta Lucini ha deliberato le nuove tariffe, le ha aumentate di percentuali superiori al 100%. In pratica, le ha più che raddoppiate.
E quindi, per i privati, ecco la beffa: nonostante il calcolo del canone venga effettuato sul lato orizzontale del cartellone, e non più sull’intera superficie, la cifra da pagare non solo non è diminuita, ma è anche aumentata.