<Di laureati ormai è pieno il mondo. E la laurea non è più garanzia di occupazione>. È un ritornello piuttosto comune, negli ultimi anni: se è vero che in alcuni settori un buon tecnico diplomato può trovare lavoro più facilmente di un laureato, e che alcuni corsi universitari sono fabbriche di disoccupati, è altrettanto vero che i dati smentiscono chiaramente ogni generalizzazione sulla presunta scarsa utilità della laurea.
Meet, un’associazione comasca per lo sviluppo, l’orientamento e la valorizzazione delle risorse umane, ha presentato un rapporto sul mercato del lavoro della provincia di Como, all’interno del quale si leggono alcune analisi che traducono in numeri i vantaggi dei laureati, dal punto di vista dell’occupazione.
I laureati rappresentano solamente il 10% dei neoassunti, ma il saldo tra avviamenti e cessazioni parla chiaro: nel 2014 in provincia di Como il bilancio è fortemente negativo sia per per chi è in possesso di una licenza media (2.098 occupati in meno) sia per i diplomati (919 posti di lavoro in meno). Solamente tra i laureati gli avviamenti superano le cessazioni di 278 unità.
Anche la tipologia di contratto gioca a favore dei laureati. <Emerge chiaramente – si legge nel rapporto – come il possesso di un tutolo di studi elevato garantisca maggiori chance occupazionali e contratti di lavoro più stabili nel tempo>.
All’interno della provincia di Como, la città capoluogo si conferma ancora il mercato capace di offrire maggiori opportunità lavorative. Nel 2014 un nuovo assunto su quattro ha trovato lavoro a Como. Bene anche le performance di Cantù ed Erba.
Il settore che offre più posti è quello alberghiero e della ristorazione, che da solo genera il 14% delle nuove assunzioni, con picchi su Como e Cernobbio. Il profilo più comune è donna, di nazionalità italiana, con un livello di istruzione medio-basso.