Si è aperto ieri a Como un maxi-processo con sei imputati accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di orologi di pregio ma anche di falso e di tutta una serie di reati doganali. Sarebbero 357 i gioielli da polso finiti nelle pagine del capo d’imputazione per un valore commerciale da oltre un milione e mezzo di euro. Tra i sei finiti nei guai un 56enne nato a Pietrasanta ma residente in Svizzera, un 55enne di Montignoso (Massa) e di un 68enne di Laglio. Sarebbero i tre presunti componenti dell’associazione. Gli altri a processo sarebbero acquirenti di orologio oppure “spalloni di gioielli”. Secondo la tesi della Procura gli orologi venivano importati in Italia in regime di esenzione dell’Iva in quanto destinati al mercato extracomunitario. Poi spediti all’estero a società di Panama e Honk Kong, ma in realtà concentrati a Ginevra, da dove i gioielli rientravano in Italia in modo clandestino per poi essere rivenduti in nero. Questa almeno è la tesi accusatoria. Il processo è stato rinviato al 13 maggio.