Caccia a una nuova impresa. Luca Schiera, 24 anni, di Anzano del Parco, è partito per la Patagonia. Per lo scalatore comasco e i suoi compagni di cordata c’è un nuovo importante obiettivo: provare ad effettuare la prima ripetizione della via aperta dai Ragni di Lecco Casimiro Ferrari e Vittorio Meles nel 1976 sulla parete Est del Fitz Roy.
Lo stesso Schiera qualche sera fa ha presentato questo tentativo in una serata organizzata proprio ad Anzano, in cui, oltre ad avere ricevuto i riconoscimenti e gli elogi dei suoi concittadini, ha parlato delle sue esperienze in giro del mondo.
Ad ascoltarlo con orgoglio, e a sottolineare la sua bravura, il presidente dei Ragni di Lecco, Fabio Palma, che ha fatto alcune importanti sottolineature. La prima è che a livello mondiale Schiera è considerato, tra i giovani emergenti, uno degli scalatori più bravi. E poi il fatto che le sue sono state vere e proprio imprese «su montagne estremamente difficili, dove i turisti, come avviene ad esempio sull’Everest, non salgono».
Nel curriculum di Luca spiccano due exploit: nel 2013 si è tolto la soddisfazione di scalare la Torre Egger (in Patagonia) e l’Uli Biaho in Pakistan, aprendo nuove vie in situazioni che non erano certamente agevoli.
All’inizio del 2014 faceva parte di una spedizione che doveva dare l’assalto al Cerro Torre – ancora in Patagonia – ma che ha dovuto rinunciare per le proibitive condizioni del tempo. Ma in Sudamerica Luca e i suoi compagni sono comunque saliti prima sulla vetta dell’Aguja de la Silla, poi, di seguito, hanno raggiunto la cima del Fitz Roy (3.400 metri), in uno degli angoli più selvaggi del massiccio.
E proprio il Fitz Roy sarà l’obiettivo della spedizione che oggi lascia l’Italia. Il team, targato “Ragni di Lecco”, sarà composto da un trio ormai consolidato: lo stesso Luca Schiera, il varesino Matteo Della Bordella – che con il comasco ha condiviso le più belle imprese – e lo svizzero Silvan Schupbach. Al loro fianco il premanese Luca Gianola e l’altro elvetico Pascal Fouquet.
«L’obiettivo della spedizione è quello di ripercorrere in ottica moderna e valorizzare una grande impresa alpinistica del passato», spiegano Matteo Della Bordella e Luca Schiera.
«Puntiamo inoltre a ripulire la via da tutto il materiale utilizzato ai tempi dell’apertura e abbandonato in parete – concludono – Altro obiettivo: scalare il più possibile in arrampicata libera».
Massimo Moscardi