Aveva razziato migliaia di euro in gioielli: bracciali, catenine, orecchini, orologi e altri preziosi. Era poi scappato, apparentemente, senza lasciare traccia. Una traccia, in realtà, l’aveva lasciata, quasi invisibile: un’impronta digitale. Tanto è bastato alle forze dell’ordine per incastrarlo. Il ladro è stato condannato, anche se risulta ancora irreperibile.
L’episodio risale al marzo del 2011. L’uomo, un albanese di 25 anni, si intrufola in una casa e arraffa un bottino ingente: anelli, un collier, bracciali, orologi, una spilla, un fermacravatte con diamanti, catenine. Quasi tutti oggetti in oro.
Poi scappa, facendo perdere le proprie tracce. Le vittime del furto denunciano l’episodio e arrivano i carabinieri di Erba, ai quali la proprietaria di casa fornisce una informazione decisiva. <Avevo appena pulito i vetri>, dice. E su uno dei vetri, i militari notano un’impronta digitale. Decidono quindi di rilevare l’impronta e di inviarla al Ris di Parma per un’analisi: il reparto investigazioni scientifiche identifica l’impronta. È di un albanese del 1990, che viene accusato per il furto nella casa di Erba. Risulta ancora irreperibile ma, nel frattempo, per quell’episodio è stato condannato a 8 mesi.