Le trattative accelerano: l’accordo in materia fiscale tra Italia e Svizzera sembra più che mai vicino. Intesa entro il 15 gennaio, firma a inizio febbraio. Meno di un mese per stipulare un accordo che farà uscire la Svizzera dalla black list italiana, ossia dall’elenco dei paradisi fiscali.
La legge sulla voluntary disclosure – la possibilità di far rientrare capitali depositati all’estero sanando la posizione con il pagamento di imposte e sanzioni – da’ tempo fino al 2 marzo ai Paesi in black list – come la Svizzera – per stipulare accordi con l’Italia in materia di scambi di informazioni.
Ad accordo siglato, come detto, la Svizzera uscirà dalla black list. Verrà quindi parificata agli altri paesi dell’Unione Europea nell’applicazione della voluntary disclosure, e i cittadini italiani che vorranno far rientrare capitali depositati in Svizzera non dovranno pagare sanzioni supplementari rispetto a quanto già previsto.
Nella partita della voluntary disclosure, la Svizzera gioca un ruolo fondamentale: secondo le stime, scrive oggi il Sole 24 Ore, l’85% del “nero” italiano – circa 200 miliardi di euro – sarebbe conservato nel forziere elvetico.
Per l’Italia, quindi, diventa fondamentale chiudere un accordo con la Svizzera, perché indirettamente incentiverebbe i contribuenti a far rientrare i capitali nei confini tricolori.
L’accordo fiscale tra Italia e Svizzera riguarderebbe però non solo lo scambio di informazioni economiche, ma anche i frontalieri. Ora i frontalieri pagano le tasse in Svizzera, poi Berna gira circa 55 milioni di franchi all’anno a Roma. Sono i cosiddetti ristorni, che vengono poi distribuiti ai Comuni della fascia di confine. L’ipotesi allo studio prevede invece di dividere alla fonte la tassazione: i frontalieri pagherebbero le tasse alla Svizzera sul 70% dell’imponibile, e all’Italia sul restante 30%. Entrambi i Paesi ne guadagnerebbero. A rischiare di perderci, quindi, sarebbero i frontalieri.