Michetti: <Negli ultimi anni il terreno si è abbassato più velocemente>
Lo studioso dell’Insubria: «I dati sono inequivocabili»
«La subsidenza del terreno nell’area urbana è un fenomeno noto da tempo e non certo nuovo. Sul lungolago, però, nella zona del cantiere delle paratie, a fronte di un abbassamento di 2 millimetri circa l’anno prima dell’avvio dei lavori, si è passati, dopo l’inizio del maxi-intervento, a circa 6 millimetri l’anno per un totale di 4 centimetri nell’ultimo periodo».
Ai dubbi e alle diverse interpretazioni sui possibili rischi per gli edifici provocati dal cantiere delle paratie, l’esperto che si sta occupando dello studio risponde con numeri e dati che paiono essere invece oggettivi. Alessandro Michetti, professore di Geologia del Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria, nonché coordinatore del gruppo di studiosi che sta collaborando con Palazzo Cernezzi, ha analizzato le fotografie scattate mensilmente dal satellite dal 2003 a oggi.
«Il satellite staziona sulla verticale una volta al mese e abbiamo quindi 12 istantanee per ogni anno. Sono immagini che mostrano in dettaglio l’evolversi della situazione – spiega Michetti – Gli scatti sono disponibili dal 2003 e nel 2004 abbiamo fatto il primo studio sulla subsidenza. Le ultime misure sono un tassello del lavoro fatto e permettono una quantificazione delle deformazioni indotte dal cantiere, sono una parte importante del lavoro anche se non certo l’unica. Consegneremo un dossier ampio e completo».
Nei giorni scorsi sono trapelate indiscrezioni su “bollini rossi” e “bollini gialli”, ovvero il grado di classificazione della gravità dei cedimenti del centro storico.
Secondo quanto emerso, però, non ci sarebbero segni rossi in corrispondenza degli edifici del lungolago comasco.
«Premesso che i colori sono soltanto un codice per indicare la velocità media di abbassamento del suolo in 10 anni – dice ancora il ricercatore dell’Insubria – è importante sottolineare come i “bersagli” non siano punti messi o individuati artificialmente dall’uomo. Si tratta, in pratica, di bersagli involontari derivati dall’analisi “interferometrica”, di punti cioè che riflettono naturalmente le onde radar del satellite e che quindi diventano utili per l’analisi della situazione».
«In concomitanza con il periodo dell’avvio del cantiere e, soprattutto, dello scavo della vasca del primo lotto – continua Michetti – le fotografie mostrano chiaramente un accelerazione della velocità di abbassamento del terreno, da 2 a 6 millimetri all’anno. Complessivamente, dall’avvio dei lavori a oggi, lo spostamento verticale è stato di circa 4 centimetri. Non sta a noi confermare se vi sia un collegamento diretto tra cantiere e cedimenti, ma senza dubbio abbiamo i dati che, incrociati con il periodo dei lavori, mostrano un aumento repentino della velocità di subsidenza che coincide con le fasi clou dell’intervento».
La mappa esatta dei punti “catalogati” dal satellite non è ancora nota.
«Non sappiamo dove siano esattamente i punti – dice ancora il docente del Dipartimento di Scienze dell’Università dell’Insubria – Se non che si trovano sul lungolago, a 20-30 metri dalla riva. Sappiamo anche come i “bersagli” che hanno avuto un’accelerazione netta della subsidenza sono tutti nella zona del cantiere, 5-6 in particolare. Le zone più distanti dall’area interessata dai lavori, invece, nello stesso periodo hanno continuato la loro storia di subsidenza normale».
Il grido di allarme lanciato dallo studioso è quindi molto chiaro.
«Con i dati a disposizione non possiamo escludere il rischio di cedimenti – sottolinea Michetti – Questo, anche senza che il cantiere vada avanti. Si è innescato un processo che non sappiamo con esattezza come potrà svilupparsi. Si tratta di meccanismi molto delicati, non sappiamo come si possano sviluppare nel tempo, sono tematiche aperte».
Avviare gli scavi nell’area da piazza Cavour in direzione Sant’Agostino, a detta dell’esperto, sarebbe se possibile ancora più rischioso.
«La situazione in quel tratto è ancora più delicata – conclude il docente dell’Insubria – Le condizioni geologiche sono peggiori, così come il pendio lacustre, ovvero l’andamento del fondale del lago. I palazzi, inoltre, sono più vicini all’acqua. Le condizioni sono peggiorative. Credo che sarebbe opportuno fermarsi per riflettere su ciò che è stato fatto, acquisire nuovi dati e fare ulteriori analisi per valutare le criticità, prima di prendere qualsiasi altra decisione», aggiunge.