Destinazione Bologna e Torino per settanta dei migranti che erano ospiti del centro governativo di via Regina Teodolinda a Como, trasferiti in massa questa mattina presto, senza alcuna comunicazione ufficiale. Nessun commento dalla prefettura, che si è limitata a confermare l’avvenuto trasferimento.
Uno spostamento sul quale si è accesa subito la polemica. Soddisfatto il vicesindaco di Como e parlamentare Alessandra Locatelli: “Avevamo chiesto un alleggerimento della pressione sul capoluogo e così è stato, ora proseguiremo verso la chiusura”, ha detto. Dura però la reazione della Caritas: “Non siamo neppure stati informati e non sappiamo le reali motivazioni di questa scelta”, attacca il direttore Roberto Bernasconi.
Fino a ieri, nel centro migranti di Como erano ospitati circa 170 richiedenti asilo. “L’intervento ci ha sorpreso e lasciato senza parole – dice Bernasconi – Abbiamo sempre collaborato con tutte le istituzioni del territorio e da due anni siamo accanto a Croce Rossa nella gestione del Campo di via Regina. Eppure, nessuno ci ha informati dei trasferimenti”.
“Non abbiamo ricevuto risposte circa le motivazioni alla base dei trasferimenti – aggiunge il direttore della Caritas – Siamo perplessi sul futuro del campo, la chiusura non ci sembra un’emergenza per il territorio e restano aperte le domande sulle modalità di gestione delle prime accoglienze”.
“Non si può nascondere che le presenze nel centro hanno creato tensioni in città – dice però Alessandra Locatelli – Luoghi come i giardini a lago si sono trasformati in zone pericolose e degradate. La scelta di alleggerire la città di 60-70 persone è la risposta adeguata alle richieste del territorio e di Como. E’ un primo passo, continueremo a fare dei ragionamenti anche sulla chiusura. Il confronto con il ministero prosegue sia a livello locale sia a Roma”.
Per la Cgil, l’azione di oggi <segna uno scarto grave verso politiche indegne di una democrazia occidentale e di una città che aveva dimostrato di saper affrontare con pragmatismo e solidarietà l’emergenza migranti>.
Ed è arrivata anche la reazione di Stefano Fanetti e Tommaso Legnani, capogruppo e segretario cittadino del Pd. “La vergogna rimane ed è quella di non aver nemmeno avvisato la Caritas, cioè un’istituzione che a Como ha sempre collaborato con le istituzioni – dicono – Chiudere il centro di accoglienza non risolve nessun problema, anzi: a breve avremo le persone in difficoltà accampate sotto i portici di città murata, abbandonate”. Poi una proposta: “Il campo è già pronto, usiamo questi spazi per le persone che non hanno dove andare, per i senzatetto, per chi staziona sotto i portici o a San Francesco”.
“Il trasferimento dei richiedenti asilo si poteva fare anche con altre modalità, più rispettose delle persone e del lavoro svolto dal volontariato e anche di Como e dei suoi cittadini”, dicono Angelo Orsenigo e Chiara Braga, consigliere regionale e parlamentare del Pd.