Sono due tosti. Fotografi comaschi con storie diverse, occhi diversi, scatti diversi, due talenti tanto capaci e lontani (per storia, metodo, punto di vista) da diventare complementari, comunicanti. Per questo vederli intrecciati in un unico viottolo – nel racconto più duro della storia recente di Como – sarà non solo bello ma necessario e doveroso. Ché gli sguardi non sono mai opposti ma completano una narrazione, la rendono organica, complessa. Mai esaustiva, però, fotografi e giornalisti si occupano di fatti, non di verità per quella “c’è l’aula di filosofia” (cit).
Di Mattia Vacca abbiamo parlato ampiamente in un paio di occasioni:
Migranti, il dramma negli scatti di Mattia Vacca: il reportage su Zeit
Di Carlo Pozzoni non ancora ma solo perché il progetto editoriale EtvNews è partito da meno di un anno. Il fotogiornalismo comasco deve tanto a Carlo, occhio perfetto della cronaca, testimone puro delle vicende che hanno scandito la storia di un territorio tra misteri, delitti, arte e culture. Pistolero dal colpo singolo, Carlo, senza il feticismo dei mille scatti (e il digitale è una bella tentazione) capace di inquadrare l’istante (e farne l’unica narrazione possibile) senza il delirio delle mille prospettive. Un click, una storia.
Di Carlo Pozzoni però deve essere raccontata anche la straordinaria capacità di editore, ricercatore, esegeta delle storie. Sul suo sito troverete tutto ma, tra i mille gioielli, è bello ricordare il certosino lavoro fatto per la mostra Il mio nome è Angelo Novi, dedicata al più grande fotografo di scena della storia del cinema.
Insomma: fotografo, organizzatore di mostre e retrospettive, cronista di razza e sensibilissimo editore.
Se uniamo il profilo di Mattia a quello di Carlo il risultato non può che essere inatteso, da attendere, un bel contrappunto alla realtà. Ebbene, i due si sono messi insieme (bravi, giusto) per la mostra MIGRANTS – donne e uomini oltre le frontiere: inaugurazione il 5 maggio ore 18.30, Spazio Natta. La presentazione per la stampa, invece è in programma il 2 maggio all’oratorio di Rebbio. Scelta corretta, scelta doverosa. La parrocchia guidata da Don Giusto della Valle è stata protagonista in questi mesi della vicenda migranti (questione che nelle ultime settimane, ha coinvolto, con qualche frizione anche Etv).
E dunque lasciamo, con grande piacere, a Don Giusto la presentazione:
Come gente sbandata, senza riferimenti, il Vangelo direbbe “come pecore senza pastore”: è l’immagine dei tanti migranti accalcati alla Stazione San Giovanni di Como dal luglio 2016 che mi porto nel cuore. La stessa immagine su scala minore si ripropone in questi giorni. Como è città di frontiera non solo per i frontalieri italiani ma anche per migliaia di Migranti che tentano, attraverso la Svizzera, di arrivare in Germania, e non riuscendoci vengono respinti a Ponte Chiasso. Una città di frontiera necessita di mentalità, di servizi e di strutture che la rendano tale, ma a tutt’oggi la Città di Como nella sua amministrazione non si rende conto o non vuole rendersi conto della realtà mutata. Personale dedicato? Strutture dedicate allo scopo? Non se ne parla! E l’ingiustizia di parte del patrimonio immobiliare comunale lasciato a far nulla continua. La Parrocchia di Rebbio e i tanti cittadini comaschi e ticinesi che a Rebbio hanno trovato un laboratorio aperto all’accoglienza stanno contribuendo insieme a tanti altri cittadini e realtà associate a costruire un pezzetto di città aperta e conviviale.
Tanti volontari con competenze diverse curano la prima accoglienza in strada, l’ascolto, lo scambio, l’accompagnamento giuridico-legale, il vitto e l’alloggio, l’orientamento a corsi di formazione e l’avviamento al lavoro. L’aiuto economico e i rifornimenti alimentari ci arrivano in egual misura dal Canton Ticino e da Como. Questo lavorio di accoglienza è dovere di giustizia, non è un “di più”, non è misericordia: è giustizia! È un diritto dell’uomo a ogni latitudine essere accolto in un paese in cui è forestiero e accogliere chi viene straniero nel suo paese. Forza vecchia Como, apri il tuo cuore, le tue porte in modo intelligente agli uomini e donne che vengono da altri paesi. Educa, forma e lasciati formare ed educare da questa umanità che nel deserto, nelle prigioni libiche e in mare è passata attraverso tre rischi mortali.
Giusto Della Valle