Astensione totale dagli straordinari. Nemmeno un’ora in più. Né agli sportelli, né al recapito. Inizia oggi e durerà un mese la protesta dei dipendenti di Poste Italiane, organizzata a livello nazionale da tutti i sindacati di settore.
Il mese di sciopero bianco è partito con un presidio davanti alla posta centrale di via Gallio, a Como: un picchetto di alcuni dipendenti, principalmente iscritti a Cgil e Cisl.
Il motivo della protesta è da cercare nella riorganizzazione del recapito con la consegna a giorni alterni: una rivoluzione, scrivono i sindacati nel volantino di rivendicazione, “che sta penalizzando cittadini e imprese in ogni realtà. Nel contempo – aggiungono – i servizi offerti negli uffici postali risultano sempre meno efficienti per carenza di personale e per una formazione sempre più approssimativa e confusionaria, che mette in difficoltà gli incolpevoli impiegati, consulenti e direttori”.
La rivoluzione nel recapito ha creato pesanti disagi in provincia di Como: in città, ma anche nella Bassa e in Valle Intelvi, i cittadini da mesi lamentano recapito a singhiozzo e posta consegnata con pesanti ritardi.
Lo sciopero degli straordinari arriva a un anno dall’apertura della vertenza tra azienda e sindacati, che iniziò proprio in Lombardia.
In un Paese serio, la magistratura avrebbe già fatto partire un’indagine su questo caos: a mio modo di vedere, qui ci sono, infatti, gli estremi per procedere per interruzione di pubblico servizio.
Nel frattempo, aspettiamo e … peniamo.
Poi, la soluzione, secondo me, sarebbe quella di togliere a Poste Italiane il monopolio del recapito della corrispondenza, introducendo la concorrenza come già avviene per il recapito dei pacchi.
Allora, vedresti come dirigenza lavoratori sindacati si darebbero una bella mossa.
Un mio parente aspetta da una settimana che la busta con il bancomat – che la banca gli ha spedito da Como – arrivi al suo domicilio, che dista circa 7 (sette) km…
Se questo è un Paese civile…
Poste Italiane sono state lestissime ad abolire la corrispondenza normale e a trasformarla tutta in prioritaria, col risultato che sono aumentate, e di parecchio, le tariffe, ma i tempi, da diligenza a cavallo, sono rimasti tutti. E forse sono pure peggiorati.
Ma perché nella vicina Svizzera c’è ancora la posta di classe A, prioritaria, e quella di classe B, quella di seconda classe?
Gli svizzeri hanno forse l’anello al naso?
O siamo noi che siamo i soliti furbastri?