Stava per finire, inspiegabilmente, in discarica. Poi la mano del fato ha deciso diversamente e la cartolina è volata fuori dal camion che la portava a un destino certo. E’ planata sulla strada (via Pasquale Paoli) e, nonostante la pioggia battente – fitta fitta – di ieri mattina, è finita nelle mani di Valentina Romano, docente del liceo Scientifico Giovio di Como, che stava correndo a lezione ma si è fermata e l’ha raccolta. Anzi, meglio: accolta.
Non è un mistero, giusto spiegare: io e Valentina siamo amici. Mi ha taggato su Fb insieme con Paolo Moretti, che è un amico e un collega de La Provincia di Como, chiedendo una mano, voleva tanto che questo pezzetto di carta vecchiotto, mezzo mangiato dal tempo, tornasse nelle mani di chi lo ha amato e conservato (e perduto, non per volontà).
La cosa è nata così, nessun merito giornalistico. Però una bella azione giornalistica, forse il senso più vero di questo mestiere: creare un contatto, allacciare una relazione e, magari, aiutare a risolvere qualcosa. Niente di più, niente di meno e senza autocelebrazioni.
Così ieri sera ho raccontato questa storia nel Tiggì, sul sito e su Fb. Sono bastate due ore – scarse – perché arrivassero decine di segnalazioni e telefonate. Poi, visto che il caso, quando vuole agire, agisce benone, mi ha contattato una ragazza che conosco, Alessia, non una semplice conoscente – una “informata” – anzi: la figlia di un cugino di Roberto Bianchi, l’autore della cartolina. La storia è qui:
“Cari genitori”. Dal Terzo Reich a Faggeto Lario, il mistero della cartolina ritrovata
Dunque oggi la storia di una cartolina spedita dalla Polonia schiacciata dalla dittatura Nazista e inviata al paesiello sulle sponde lacustri, si è chiusa. E’ la storia di un giovane militare finito nei campi di periferia di Breslau a fare il contadino. E’ la storia di un momento: il 1943. E’ la storia di un ragazzo che scrive alla sua mamma e al suo papà. E’ la storia della guerra, degli affetti, della memoria. E’ la storia del Tempo che va altrove ma poi torna. E’ la storia di una cartolina che ricorda tanto la piuma di Forrest Gump.
E’ la storia che, mercoledì sera, Angela Bianchi ha ascoltato, piangendo, al Tg. Angela e il fratello Romano sono nipoti di Cesare, padre di Roberto. E sono venuti in redazione.
Il cerchio si è chiuso e quel piccolo rettangolo di cartone è tornato a casa.
Perché bisogna sempre tornare a Casa.
Come ha fatto Roberto, dopo la guerra. Ha sposato Giovanna e, ironia del capriccioso Fato che ha accompagnato ogni elemento di questa storia (i dettagli in un altro articolo: sono incredibili), è stato il conosciutissimo e amatissimo postino di Faggeto, Lemna (dove ha vissuto), Molina e Palanzo. Le lettere le portava a piedi (a piedi!) e poi in Vespa.
Verrebbe da dire che il postino ha consegnato la sua ultima cartolina, ma questi sono solo – forse – espedienti per noi che restiamo. Roberto se ne è andato nel 1999, dopo una vita bella. Una vita di cui essere fieri: perché è tornato a Casa.
Adesso date un occhio al servizio (un bellissimo montaggio di Ale Copertino con le riprese perfette di Roberto Crippa) e ascoltate Angela e Romano.